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Come il linguaggio di tutti i giorni stigmatizza inconsciamente l’obesità (e cosa fare a riguardo)

L’obesità non è solo una condizione clinica: è anche un’etichetta sociale, carica di giudizi morali e stereotipi.

“Sei sicuro di voler mangiare anche quello?”
“Ha un bel viso, peccato per il peso.”
“Con un po’ di forza di volontà perderebbe quei chili.”

Frasi come queste vengono pronunciate ogni giorno – nei corridoi di un ufficio, nelle famiglie, a scuola, sui social – spesso senza cattive intenzioni. Eppure, sono esempi concreti di stigmatizzazione del peso.

Un tipo di discriminazione subdola, radicata e, il più delle volte, invisibile perfino a chi la compie.

Il problema: quando le parole feriscono più dei chili

L’obesità non è solo una condizione clinica: è anche un’etichetta sociale, carica di giudizi morali e stereotipi.

Le persone con obesità sono spesso descritte come pigre, disordinate, incapaci di controllarsi, golose o addirittura colpevoli della propria condizione.

Questa narrazione si riflette nel linguaggio quotidiano, che diventa veicolo di stigma, anche involontariamente. La conseguenza? Vergogna, isolamento sociale, ansia, depressione, e perfino ritardi nelle cure sanitarie da parte di chi teme il giudizio.

Dove si nasconde lo stigma linguistico

Modi di dire comuni

  • “È cicciottello, ma simpatico.”

  • “Hai visto com’è ingrassata? Si è lasciata andare.”

  • “Non ho nulla contro i grassi, ma devono prendersi cura di sé.”

Queste frasi normalizzano un linguaggio giudicante, anche quando sembrano “innocue”. Inseriscono un’idea implicita: il peso come indice di valore personale.

Comunicazione sanitaria

Anche nel contesto medico, il linguaggio può essere stigmatizzante:

  • “Deve semplicemente perdere peso.”

  • “Lei è obesa, quindi ha colpa della sua pressione alta.”

Tono, parole e atteggiamento fanno la differenza. L’uso di termini non neutri o colpevolizzanti può ridurre l’adesione ai trattamenti e aumentare l’evitamento delle visite mediche.

Media e social

I titoli di giornale spesso usano espressioni come:

  • “Boom di obesi in Italia”

  • “La guerra contro il grasso”

  • “Lotta ai chili di troppo”

Questo tipo di retorica militarizzata o sensazionalistica disumanizza le persone e alimenta l’idea che l’obesità sia solo una questione di volontà o pigrizia.

Il peso delle parole: cosa dice la scienza

Una revisione sistematica pubblicata su Obesity Reviews (Puhl et al., 2020) ha evidenziato che lo stigma del peso è associato a comportamenti alimentari disfunzionali, evitamento dell’attività fisica, disturbi d’ansia e depressione.

Altri studi dimostrano che le persone che subiscono stigma legato al peso hanno un rischio più elevato di:

  • Disturbi alimentari (binge eating)

  • Uso emotivo del cibo

  • Evitamento delle cure

  • Isolamento sociale e bassa autostima

Fonte: Rebecca Puhl, Yale University, Center for Weight and Eating Disorders

Cosa fare: 5 strategie per usare un linguaggio più rispettoso

1. Usa un linguaggio centrato sulla persona

Dì: “persona con obesità”, non “obeso”
Questo aiuta a distinguere l’individuo dalla condizione, come si fa per ogni altra malattia.

2. Evita commenti non richiesti sul corpo

Anche se detti per “aiutare”, commenti su peso, taglia o aspetto possono ferire. Se non richiesto, non serve dirlo.

3. Sostituisci giudizi con empatia

Anziché dire: “Dovresti muoverti di più”, prova con:
“Come ti senti con il tuo corpo?” o “Hai mai avuto supporto per il benessere fisico?”

4. Cambia il focus: dalla colpa alla complessità

L’obesità è una condizione multifattoriale, influenzata da genetica, ambiente, ormoni, sonno, salute mentale, traumi.
Smettere di ridurla a “mangia meno, muoviti di più” è il primo passo.

5. Educazione e formazione

Medici, insegnanti, genitori e comunicatori devono essere formati su come parlare di peso senza giudicare, promuovendo una cultura di rispetto e salute inclusiva.

Perché le parole contano davvero

Cambiare il linguaggio non è solo una questione di “correttezza politica”. È una questione di dignità, salute e diritti. Le parole che usiamo plasmano ciò che pensiamo e, soprattutto, come trattiamo gli altri.

Quando stigmatizziamo l’obesità, anche senza accorgercene, stiamo rafforzando un sistema che isola, ferisce e ostacola la salute stessa.

Conclusione: costruire una cultura del rispetto

Parlare di obesità in modo rispettoso e inclusivo non significa negare i problemi legati al peso. Significa affrontarli senza giudicare, senza ferire, senza colpevolizzare.

Ogni frase conta. Ogni parola può fare la differenza.
Perché il primo passo verso una società più sana è una comunicazione più umana.

Fonti consigliate:

  • Puhl RM & Heuer CA. Obesity stigma: important considerations for public health. Am J Public Health.

  • Obesity Reviews. Weight stigma and health behavior.

  • WHO: Weight Bias and Social Determinants of Health

  • Italian Obesity Network – Linee guida sulla comunicazione del peso

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