Tra sanità pubblica, produttività persa e disuguaglianze sociali, l’obesità pesa sempre di più sui bilanci dello Stato e sulla qualità della vita
Non solo un problema di salute: l’obesità grava su economia, servizi sanitari e coesione sociale
L’obesità non pesa solo sulla bilancia: grava anche sui conti pubblici, sulla produttività, sui sistemi sanitari e sulla qualità della vita delle persone. Oggi, quella che per anni è stata considerata una semplice questione individuale — uno “stile di vita scorretto” — è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una vera e propria malattia cronica, multifattoriale e progressiva. Ma il suo impatto va ben oltre il piano clinico.
Secondo l’OECD (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), l’obesità è responsabile ogni anno del 3,3% del PIL nei paesi membri, tra costi diretti e indiretti. In Italia, le stime parlano di oltre 9 miliardi di euro all’anno, una cifra destinata a crescere se non si interviene in modo strutturale.
Un’epidemia silenziosa
I numeri parlano chiaro: in Italia un adulto su due è in sovrappeso e circa il 12% è obeso (Fonte: Istat, 2023). Tra i bambini la situazione è ancora più preoccupante: il 20,1% dei minori tra 8 e 9 anni è in eccesso di peso, e quasi l’10% è obeso, secondo i dati del sistema di sorveglianza “OKkio alla SALUTE”.
A livello globale, l’OMS stima che oltre 1 miliardo di persone convivano con obesità, di cui 159 milioni sono bambini e adolescenti. Un dato quadruplicato rispetto al 1975.
I costi diretti: sanità sotto pressione
L’obesità è un fattore di rischio per oltre 200 malattie, tra cui:
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diabete di tipo 2
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ipertensione
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malattie cardiovascolari
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apnee notturne
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alcuni tipi di cancro (colon, mammella, utero, rene)
Questo significa un carico maggiore sui sistemi sanitari nazionali. In Italia, l’obesità è direttamente responsabile di oltre 1 miliardo di euro all’anno in costi sanitari diretti: ricoveri, farmaci, esami diagnostici, terapie a lungo termine.
A ciò si aggiunge il peso della comorbilità: una persona obesa ha in media spese sanitarie maggiori del 25% rispetto a una persona normopeso (Fonte: Ministero della Salute, 2022).
I costi indiretti: assenze, produttività, pensioni
Ma il conto non finisce qui.
A essere colpita è anche l’economia reale, con un impatto su:
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giornate di lavoro perse per malattia o invalidità
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produttività ridotta per condizioni associate all’obesità (fatica, dolore cronico, sonnolenza)
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pensionamenti anticipati e invalidità permanente
Uno studio pubblicato su The Lancet Public Health (2019) ha stimato che l’obesità riduce la produttività lavorativa individuale fino al 6% annuo. In Italia, secondo l’Università Bocconi, i costi indiretti dell’obesità superano i 6 miliardi di euro l’anno.
Disuguaglianze sociali e obesità: un circolo vizioso
L’obesità colpisce in modo diseguale. È più diffusa nelle fasce socio-economiche più svantaggiate, dove l’accesso a cibi sani, tempo libero per lo sport, cure mediche e cultura alimentare è spesso più limitato. In molti casi, l’obesità è il risultato di un sistema che rende difficile scegliere in modo sano.
In Europa, l’OMS ha rilevato che le donne con basso livello di istruzione hanno il doppio delle probabilità di essere obese rispetto a quelle con alto livello di istruzione. In Italia, fenomeni simili si osservano soprattutto al Sud.

Prevenire costa meno che curare
Secondo un’analisi dell’OECD (2020), ogni euro investito in prevenzione dell’obesità può generare un ritorno di oltre 6 euro in termini di costi sanitari evitati, giornate lavorative salvate e aumento della produttività.
Misure come:
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l’educazione alimentare a scuola
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il supporto nutrizionale nei consultori
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le politiche urbane per la mobilità attiva
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le tasse su alimenti ultra-processati e zuccherati
possono fare la differenza.
Obesità: una questione di salute pubblica, non solo personale
È ora di smettere di vedere l’obesità come una “colpa individuale” e iniziare a trattarla come ciò che è: una patologia cronica che richiede interventi complessi, coordinati e continuativi. Serve un approccio integrato che coinvolga medici, psicologi, dietisti, scuole, aziende, enti pubblici.
La buona notizia? L’obesità è prevenibile e in molti casi anche reversibile. Ma servono investimenti, consapevolezza e — soprattutto — volontà politica.
Fonti principali
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OECD (2020). The Heavy Burden of Obesity: The Economics of Prevention
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ISTAT (2023). Aspetti della vita quotidiana – Indagine su salute e benessere
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Ministero della Salute (2022). Obesità in Italia: i numeri e le strategie di prevenzione
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OMS (2023). Obesity and overweight – Key facts
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The Lancet Public Health (2019). Economic costs of obesity in Europe
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Università Bocconi – CERGAS (2021). Obesità e impatto economico in Italia
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